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PANDEMIA e PULIZIA, abbiamo davvero imparato la lezione?

20/01/2021


Cosa stiamo imparando (davvero) da questi lunghi mesi di Covid 19? Si può già parlare con buona ragione di nuova "era delle pandemie" e se si, cosa ci aspetta il futuro?

Stando al recentissimo Rapporto Upbes, autorità scientifica su natura e biodiversità che ha sede a Bonn e fa capo all'Onu, nuove pandemie potrebbero affiorare con maggiore frequenza in futuro, propagarsi più rapidamente, addirittura provocare maggiori danni alle economie mondiali e più morti del Covid19, che a conti fatti, è la sesta pandemia planetaria in poco più di un secolo, vale a dire dall'anno funesto 1918 in cui scoppio la drammatica "spagnola".

Pertanto è necessario un cambio trasformazionale, una buona arma sarebbe nel frattempo mettere in atto un profondo "trasformative change" nel nostro modo di affrontare le patologie infettive su scala globale: in poche parole l'accento andrebbe messo sulla prevenzione piuttosto che sull'affidarsi ai tentativi di contenere e controllare le malattie dopo che si sono manifestate con vaccini e terapie.

E' molto chiaro in questo senso Peter Dszak, presidente di Eco Health Alliance, uno degli autori principali del rapporto: "Le attività umane che causano il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità sono le stesse che, attraverso i loro impatti sul nostro ambiente, conducono al rischio pandemico". L'ultimo secolo, del resto, è stato un periodo di accellerazioni senza precedenti sul piano economico, con i conseguenti impatti ecologici ed ecosistemici.

Allora quali sono gli strumenti per uscirne? 

Fra gli strumenti di prevenzione, oltra alla riduzione del contatto con la fauna selvatica c'è il contenimento di tutte quelle attività umane che causano la perdita di biodiversità, con una maggiore attenzione al mantenimento delle aree naturali e allo sfruttamento delle regioni del pianeta caratterizzate da un alto grado di biodiversità.

Insomma, come abbiamo dato prova di poter governare il cambiamento verso lo sviluppo di attività economiche, industriali e commerciali evolute, così ora è il momento di dimostrare di essere in grado di farlo anche in un altro senso, che è quello dell'attenzione e della prevenzione. E' un fatto economico oltre che sociale, anche perchè prevenire le malattie può avere costi fino a cento volte inferiori rispetto alla cura con vaccini e terapie. 

PULIRE fa rima con PREVENIRE

Ma cosa sta accadendo sul piano concreto in uno dei settori cruciali sul versante prevenzione: quello della pulizia/multiservizi/servizi integrati. Già perchè come abbiamo (o dovremmo avere) ben capito, in questo scenario "pulire" fa rima con "prevenire". E qui iniziano le note dolenti, o perlomeno agrodolci. Il fatto è che, se da un lato il mondo del cleaning è prontissimo, sia da parte dei produttori che sul versante imprese e professionisti del cleaning, dall'altro non si può dire che tante "cattive abitudini" che da sempre, proprio come una pandemia dilagante, "infettano" il settore.

Parliamo di cattive abitudini consolidate come quella del massimo ribasso, o meglio, dell'offerta economicamente più vantaggiosa che gira e rigira, alla fine, si trasforma comunque in una gara sul prezzo con enorme detrimento della qualità del servizio e delle condizioni di lavoro degli operatori già fiaccanti da mesi di prima linea.

Detto questo, cosa si può fare in concreto? Riaffermare il valore assoluto del lavoro di chi pulisce e sanifica gli ambienti, sconfiggere la cultura del prezzo più basso, trasmettere l'importanza della qualità, questi sono aspetti che non possono aspettare. 



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